Le nuove migrazioni dall’Italia e il caso degli italiani ad Atene[i]

Di Domenico Maddaloni.

Dopo un lungo periodo in cui i flussi migratori avevano superato la mobilità in uscita, il quadro delle migrazioni italiane è cambiato. Nel nuovo secolo, i flussi in uscita dall’Italia sono tornati a crescere. Abbiamo ora una migrazione netta negativa per i cittadini italiani, che in qualche misura bilancia la migrazione netta positiva per i cittadini stranieri. Quest’ultima persiste principalmente a causa sia dei processi di ricongiungimento familiare sia del ruolo dell’Italia come prima destinazione di rifugiati e migranti dall’Africa subsahariana e dal Vicino Oriente. Questo cambiamento ha spinto molti studiosi a guardare nuovamente a questi flussi migratori (per una recente rassegna si veda Pugliese, 2018). Tra le caratteristiche assunte dalle recenti ondate di emigrazione italiana, sono di grande interesse quelle relative alla sua composizione demografica e sociale. Basti pensare alla sempre maggiore presenza, tra gli emigrati italiani, di donne (Moffa, 2014) e di persone con istruzione superiore (Beltrame, 2007; Gjergji, 2015; Minneci, 2015; Tomei, a cura di, 2017), caratteristica che ha alimentato fin dagli anni ’90 un crescente dibattito sulla fuga di cervelli in atto a danno dell’economia e della società italiana (Tintori, Romei, 2017). Non meno importanti sono, forse, le novità legate al processo migratorio. I cambiamenti riguardano il ruolo dei social media e le precedenti esperienze di mobilità internazionale come una sorta di “socializzazione preventiva” alla migrazione, nonché la precarietà delle biografie lavorative di molti emigranti (Pugliese, 2018: 87-98). Insomma, questo nuovo flusso di migranti dall’Italia sembra essere molto diverso da quelli del passato. Ciò appare forse con maggiore evidenza quando si cerca di spiegare l’emigrazione degli italiani verso altri Paesi dell’Europa meridionale. Finora, questi flussi non sono stati di grande interesse nella ricerca sulle migrazioni, ma recentemente hanno acquisito una maggiore importanza. Per esempio, nel 2018 l’Anagrafe Italiana dei Residenti all’Estero (AIRE) ha incluso la Spagna tra le dieci destinazioni più importanti dell’emigrazione italiana (Fondazione Migrantes, 2019). Nello stesso anno, la Grecia si è classificata al 28° posto tra i paesi con il maggior numero di cittadini italiani iscritti all’AIRE (ibidem). È noto, però, che la Grecia è un paese meno sviluppato dell’Italia. È noto anche che questo paese ha sofferto ancor più dell’Italia della recente crisi economica globale. Perché, allora, troviamo italiani che sono emigrati verso questo paese?

Gli italiani ad Atene: caratteristiche generali

Al fine di fornire elementi per rispondere a questa domanda, abbiamo condotto una ricerca empirica sugli italiani residenti nell’area metropolitana di Atene, che corrisponde grosso modo alla regione amministrativa dell’Attica (Maddaloni 2019). Il primo passo su questa strada è quello di descrivere brevemente le caratteristiche più generali di questo flusso migratorio, con particolare riferimento alle sue dimensioni demografiche. Diviene pertanto indispensabile rivolgersi in primo luogo alle fonti statistiche e amministrative ufficiali. Per quanto riguarda l’AIRE, sono 12.260 i cittadini italiani iscritti nelle liste consolari riguardanti la Grecia nel 2020, e 11.872 nel 2018, anno nel quale la ricerca si è svolta (Fondazione Migrantes, 2019). Erano 10.179 nel 2009. Questa cifra, quindi, è andata aumentando anche nell’era post-crisi del 2008, a differenza di qualsiasi altro flusso migratorio europeo verso la Grecia, tranne quelli riguardanti i pensionati (Salvati, Benassi, 2020). Per il censimento greco del 2011, la quota degli italiani residenti in Attica sul totale dei cittadini italiani in Grecia era del 49,6%. Pertanto, una stima aggiornata potrebbe portare alla conclusione che gli italiani residenti ad Atene siano oggi circa 6.000. Tuttavia, è ragionevole pensare che i dati AIRE portino a una certa sottostima della popolazione italiana (cfr. Pugliese, 2018: 26-31). Pertanto, il numero di italiani che vivono permanentemente o temporaneamente nell’area di Atene potrebbe essere ancora maggiore di quanto riportato dalle statistiche ufficiali. Stime non ufficiali provenienti da fonti diplomatiche suggeriscono che 15.000-20.000 italiani vivevano in Grecia nel 2004 (Genco, 2009). Ne consegue che – a quel tempo – gli italiani in Attica sarebbero stati tra gli 8.000 e i 10.000. Se assumiamo che la popolazione italiana abbia continuato a crescere secondo il trend mostrato dai dati AIRE (un 20% circa nell’ultimo decennio), possiamo concludere che attualmente sarebbero 11.000-12.000. In breve, la comunità italiana ad Atene non è molto grande, ma (a) è certamente nell’ordine delle migliaia di persone, (b) è cresciuta negli ultimi anni e (c) è stata plasmata da molti fattori istituzionali e da motivazioni individuali di mobilità.

Gli italiani ad Atene: metodologia della ricerca

Venendo ora alla metodologia che abbiamo utilizzato nella nostra ricerca, ci siamo innanzitutto avvicinati alla comunità italiana di Atene attraverso i social media (estate 2017). Più precisamente, abbiamo lavorato sui social network che coinvolgono molti degli italiani che vivono ad Atene (attraverso blog, pagine Facebook, gruppi WhatsApp, ecc.) Questo ci ha permesso di raccogliere una serie di informazioni generali sulla comunità italiana e di comprendere la narrazione condivisa da molti italiani in Grecia per quanto riguarda il significato della loro esperienza. Inoltre, questo ci ha permesso di identificare una prima serie di informatori. A partire da questi contatti, abbiamo utilizzato la tecnica del campionamento a palla di neve e realizzato 34 interviste in profondità con italiani residenti nell’area di Atene (autunno 2017). Abbiamo cercato di bilanciare il gruppo di intervistati per sesso ed età, in modo da avere un ritratto più ampio di questo collettivo di migranti. In questa fase è stato anche possibile condividere la vita sociale di alcuni gruppi di espatriati.

Come abbiamo visto, la nostra ricerca si basa principalmente su una serie di interviste in profondità a cittadini italiani residenti ad Atene, temporaneamente o permanentemente, nel periodo in cui è stata condotta l’indagine. Più che uno studio sociologico sulla nuova emigrazione stricto sensu, la nostra ricerca potrebbe essere considerata quindi un’indagine sull’intera comunità dei migranti italiani in quest’area. Così, il gruppo di intervistati comprende nuovi espatriati ed emigrati a partire dagli anni ’80, studenti Erasmus e pensionati pendolari, manager di carriera e migranti matrimoniali, figli di coppie miste – quindi, italiani di “seconda generazione” – e proprietari di ristoranti o pizzerie, dipendenti di istituzioni italiane e lavoratori flessibili o precari del settore terziario transnazionale. Tuttavia, la distanza tra i due modelli di ricerca non è così grande come potrebbe essere in teoria. La maggior parte degli italiani che abbiamo intervistato (22 su 34, compresi quattro dei cinque migranti di seconda generazione) si sono trasferiti in Grecia nell’ultimo decennio, e altri cinque nel decennio precedente. La presenza di migranti di lungo periodo, di seconda generazione e di espatriati in età matura o anziana nel gruppo degli intervistati può generare utili termini di paragone e contribuire così a un ulteriore arricchimento del nostro quadro analitico.

Perché si emigra nell’area di Atene

Sulla base della scarsa letteratura sull’argomento e sui risultati della ricerca da noi condotta, siamo adesso in grado di identificare i motivi per i quali alcuni italiani hanno ritenuto preferibile la vita ad Atene a quella in Italia. Per quanto riguarda la prima questione possiamo dire che, nel secondo dopoguerra, sono apparsi canali migratori tra l’Italia e la Grecia che si sono aggiunti alla mobilità istituzionale (funzionari di enti e istituzioni italiane) o ai flussi di mobilità provocati dalle imprese italiane all’estero (Genco, 2009). Il primo è stato prodotto da un’ondata di migrazione matrimoniale, principalmente un effetto inatteso del considerevole flusso di studenti universitari che si è trasferito dalla Grecia all’Italia in questo periodo, soprattutto dagli anni ’60 agli anni ’80. A sua volta, la migrazione matrimoniale ha progressivamente generato un’immigrazione di seconda generazione, fatta di figli e figlie di padre greco e madre italiana (o più raramente il contrario). Inoltre, apparentemente questo processo è andato a incidere sulla composizione di genere della comunità italiana, nella quale – secondo i dati AIRE – ci sono ancora oggi più donne che uomini (Fondazione Migrantes, 2017). Il secondo canale è stato prodotto dall’attivismo italiano nel settore del commercio, in stretta connessione con la crescita della domanda privata di beni e servizi legati al made in Italy (abbigliamento, calzature, pelletteria, ristorazione). Tale domanda è stata alimentata non solo dall’espansione del mercato interno, ma anche dall’impetuosa crescita del turismo, che ha reso la Grecia una delle mete più ambite a livello internazionale.

Più recente è il verificarsi di episodi di migrazione di pensionati verso la Grecia, compresa Atene o la costa dell’Attica – un flusso che però incontra un grave ostacolo nelle differenze linguistiche tra aree di origine e di destinazione. Infine, il numero di italiani residenti nell’area di Atene è cresciuto anche a seguito della costante ricerca di nuove opportunità di profitto da parte di imprese transnazionali, per lo più impegnate in attività di servizi. Più precisamente, queste imprese possono aprire le loro sedi in un paese con un costo di produzione inferiore o con una tassazione più bassa e sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione per fornire prodotti o servizi in un altro paese. È quello che è successo nell’area di Atene nel campo dell’assistenza online e telefonica (o servizi di help desk). Questo ha prodotto un ulteriore flusso di italiani, per lo più con istruzione terziaria, che sono andati ad Atene per lavorare in questo campo. Vale la pena notare che questi diversi flussi migratori hanno coinvolto persone provenienti da tutte le zone d’Italia, come si può ricavare dai dati relativi alla provenienza regionale degli iscritti nelle liste AIRE (ibidem).

Implicazioni della ricerca

In sintesi, dunque, i risultati della nostra ricerca sembrano mostrare che il movimento migratorio dall’Italia verso la Grecia e l’area di Atene in particolare non può essere inteso come l’effetto aggregato di piani individuali di mobilità professionale. Infatti, i percorsi migratori individuali dall’Italia alla Grecia seguono abbastanza raramente questo schema. Pochissimi di loro potrebbero essere inclusi nella categoria dei “nomadi globali”, cioè professionisti mobili che vivono un percorso di lavoro transnazionale (Jordan, Düvell, 2003). Per molti italiani ad Atene, soprattutto per gli expat di lungo periodo la cui motivazione iniziale non era la ricerca di un lavoro, il percorso di mobilità potrebbe essere meglio considerato come il risultato di scelte di vita complesse e riflessive, in cui la dimensione economica è bilanciata da una dimensione di stile di vita (Benson, O’Reilly, 2016). Anche alcuni migranti recenti (compresi i lavoratori autonomi) giustificano il loro percorso migratorio sulla base di ragioni che vanno oltre la ricerca del successo economico. Per molti italiani in Grecia, la ricerca di una migliore qualità della vita è al centro della scelta migratoria. Tuttavia, emerge anche tra coloro che sono venuti ad Atene per lavorare, soprattutto perché la migrazione diventa una scelta di vita definitiva. Tuttavia, tra molti migranti recenti questi percorsi potrebbero anche essere interpretati come strategie volte a mantenere un habitus di classe media in un’epoca di crescenti disuguaglianze e di aspettative decrescenti. Anche queste persone, tuttavia, difficilmente potrebbero essere inquadrate in un modello teorico deterministico/riduzionistico della mobilità. Anche per queste persone, il percorso migratorio non deve essere visto semplicemente come l’effetto di una necessità strutturale che ricade direttamente sulle scelte individuali. Questa necessità strutturale dovrebbe essere meglio vista come un quadro di vincoli, risorse e opportunità in cui essi compiono le proprie scelte. Sebbene le condizioni economiche e sociali siano fattori che plasmano ogni singolo percorso migratorio, l’agency e la riflessività (Giddens, 1991; Archer, 2007; O’Reilly, 2012; Triandafyllidou, 2019) sono di centrale importanza per una migliore comprensione di questi fenomeni nel mondo contemporaneo. Il paradosso di una migrazione tra paesi similmente in crisi può quindi essere spiegato. L’analisi dei flussi di mobilità tra Italia e Grecia evidenzia le carenze dell’approccio mainstream allo studio delle migrazioni e la necessità di considerare la mobilità contemporanea – soprattutto quella intraeuropea – nella sua sfaccettata complessità (King, 2002).

Riferimenti

Archer, M. S. (2007) Making our Way through the World: Human Reflexivity and Social Mobility, Cambridge University Press, Cambridge-New York.

Beltrame, L. (2007) Realtà e retorica del brain drain in Italia. Stime, statistiche, definizioni pubbliche e interventi politici, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento, Quaderno n. 35.

Benson, M. e K. O’Reilly (2016) “Dalla migrazione dello stile di vita allo stile di vita nella migrazione: Categorie, concetti e modi di pensare”, Migration Studies, 4 (1): 20-37 .

Ensign, P. C. e N. P. Robinson (2011)Imprenditori perché sono immigrati o immigrati perché sono imprenditori? A Critical Examination of the Relationship between the Newcomers and the Establishment“, Journal of Entrepreneurship, 20 (1): 33-53.

Fondazione Migrantes (2017) Rapporto Italiani nel mondo 2016, Tau, Todi.

Fondazione Migrantes (2019) Rapporto Italiani nel mondo 2018, Tau, Todi.

Genco, L.  (2009) Gli Italiani in Grecia dopo la II Guerra Mondiale: linee interpretative, in A. Sorbini, M. Tirabassi (a cura di), Racconti dal mondo, 7° ed. , Rosemberg & Sellier, Torino.

Giddens, A. (1991) Modernità e identità del sé: Self and Society in the Late Modern Age, Polity Press, Londra.

Gjergji, I (2015) Cause, mete e figure sociali della nuova emigrazione italiana, in I. Gjergji (a cura di), La nuova emigrazione italiana. Cause, mete e figure sociali, Edizioni Ca’ Foscari, Venezia.

Jordan, B. e F. Düvell (2003) Migrazione: The Boundaries of Equality and Justice. Polity Press, Cambridge.

Maddaloni, D. (2017) “Southern European Pathways Across the Great Recession“, Athens Journal of Social Sciences, 4 (3): 211-227.

Maddaloni, D. e G. Moffa (2019)      Migrazione e crisi in Europa meridionale, in C. Menjivar, M. Ruiz, I. Ness (eds.), The Oxford Handbook of Migration Crises, Oxford University Press, Oxford-New York.

Maddaloni, D. (a cura di) (2019) Italiani ad Atene. Una diaspora molteplice, Novalogos, Aprilia.

Moffa, G. (2014) Lo scenario di riferimento delle nuove migrazioni, in FILEF (a cura di), Le nuove generazioni tra i nuovi spazi e nuovi tempi delle migrazioni, Ediesse, Roma.

Moffa, G. (2019) I percorsi lavorativi: focus sulla nuova emigrazione italiana, in D. Maddaloni (a cura di), Italiani ad Atene. Una diaspora molteplice, Novalogos, Aprilia.

O’Reilly, K. (2012) Migrazione internazionale e teoria sociale, Palgrave McMillan, Londra – New York.

Pugliese, E. (2018) Quelli che se ne vanno. La nuova emigrazione italiana, Il Mulino, Bologna.

Salvati, L. e F. Benassi (2020) “Rise (and Decline) of European Migrants in Greece: Exploring Spatial Determinants of Residential Mobility (1988-2017), with Special Focus on Older Ages”, Journal of International Migration and Integration, https://doi.org/10.1007/s12134-020-00758-1.

Tintori, G. e V. Romei (2017) L’emigrazione dall’Italia dopo la crisi: The Shortcomings of the Brain Drain Narrative, in J-M. Lafleur, M. Stanek (eds.), South-North Migration of EU Citizens in Times of Crisis, Springer, Cham.

Triandafyllidou, A. (2019) “The Migration Archipelago: Social Navigation and Migrant Agency“, International Migration, 57 (1): 5-19.


[i] Un resoconto più ampio e dettagliato del lavoro svolto si trova in Maddaloni, a cura di, 2019. Al gruppo di ricerca hanno contribuito anche Felice Addeo, Maria Carmela Catone, Angela Delli Paoli e Paolo Diana.