di Giulia Melis, Emanuela Sala, Daniele Zaccaria.
Numerosi studi hanno approfondito gli effetti del Covid-19 sulla salute delle persone anziane. Tuttavia, la comunità scientifica non ha ancora adeguatamente analizzato le conseguenze sociali prodotte dalle stesse misure di prevenzione del contagio, in primis il distanziamento sociale e i periodi di lockdown. Con l’avanzare dell’età, la popolazione anziana è caratterizzata da un rischio maggiore di esclusione sociale. Considerando inoltre la scarsa propensione e le minor capacità delle persone anziane di utilizzare dispositivi e piattaforme digitali, il processo di esclusione sociale può aver subito un aggravamento ulteriore nell’ultimo anno, come effetto del trasferimento improvviso delle relazioni sociali sulle piattaforme digitali. Alla luce dello stretto legame documentato in letteratura tra isolamento sociale e riduzione del benessere psicofisico, diventa ancor più necessaria un’analisi dell’impatto sociale del Covid-19 su una popolazione maggiormente a rischio di fragilità, quella anziana, appunto. Ciò tuttavia, le indicazioni esistenti sull’utilizzo di metodi digitali difficilmente si possono applicare a ricerche che coinvolgono questa popolazione, soprattutto in un contesto di emergenza pandemica, quale è quello attuale. Con l’intento di contribuire alla diffusione di buone pratiche di ricerca, presentiamo e discutiamo le strategie da noi adottate per reclutare e intervistare da remoto un campione di persone anziane. Queste nostre strategie potranno essere in futuro applicate ad altri contesti colpiti da disastri biologici o per lo studio di popolazioni con mobilità limitata.
Lo studio longitudinale La qualità della vita degli anziani durante il Covid-19 (ILQA-19)
L’obiettivo di questo studio consiste nel comprendere le conseguenze delle misure di distanziamento sociale sul benessere della popolazione anziana, analizzando le trasformazioni avvenute nella vita quotidiana e esplorando, nel contempo, risorse e strategie soggettive utilizzate per far fronte ai cambiamenti improvvisi nella routine quotidiana. ILQA-19 è uno studio longitudinale qualitativo condotto su un campione non probabilistico costituito da 40 uomini e donne di età compresa fra i 65 e gli 80 anni residenti nei 10 comuni della provincia di Lodi (in Lombardia) soggetti al primo lockdown nel mondo occidentale. La prima rilevazione è stata condotta durante la primavera del 2020 utilizzando la tecnica della video-intervista semistrutturata. Le aree tematiche indagate sono le seguenti: vita quotidiana, relazioni sociali, uso delle nuove tecnologie. La prima rilevazione è stata finanziata dalla Fondazione Cariplo, nell’ambito del progetto Aging in a Networked Society. Older People, Social Networks and Well-being. La seconda rilevazione, che inizierà nelle prossime settimane, sonderà l’orientamento dei/delle partecipanti in merito agli eventi cruciali che hanno caratterizzato la pandemia negli ultimi mesi, a partire dalla vaccinazione della popolazione anziana. Come per la prima rilevazione, tutte le attività di ricerca saranno svolte da remoto.
Il reclutamento: un’intensa attività di pubblicizzazione e coinvolgimento della comunità locale
La strategia che abbiamo adottato per reclutare i partecipanti e le partecipanti della nostra ricerca si fonda su una capillare attività di pubblicizzazione dello studio e di coinvolgimento preliminare della comunità locale. In primo luogo, con l’ausilio dell’Ufficio Stampa dell’Università di Milano Bicocca, abbiamo pubblicato alcuni articoli sui quotidiani locali, descrivendo le caratteristiche della ricerca e gli obiettivi perseguiti. Quindi, abbiamo contattato personalmente alcuni esponenti della comunità locale (i sindaci, i responsabili della protezione civile e della polizia locale etc.) per informarli dell’imminente inizio della rilevazione e richiedere la loro collaborazione nel pubblicizzare lo studio. Nonostante molti sindaci fossero impegnati nella gestione quotidiana dell’emergenza sanitaria, alcuni hanno collaborato fattivamente, ad esempio, fornendo i nominativi e i contatti di altri esponenti della loro comunità. Infine, abbiamo provveduto a contattare telefonicamente e per e-mail i nominativi forniti e i referenti locali di associazioni di volontariato (AUSER Lodi, Caritas, ecc.), residenze per anziani ed altre associazioni dedicate a organizzare attività di cura e socialità per le persone anziane. Inoltre, abbiamo anche scritto diversi post sulle pagine Facebook delle comunità locali (ad esempio: “Sei di Codogno se…”). Questa intensa attività di pubblicizzazione e coinvolgimento della comunità locale ha permesso di dare inizio al campionamento a valanga, che si è concluso con il raggiungimento dell’obiettivo prefissato, ovvero la raccolta di 40 interviste.
Il contatto: la personalizzazione prima di tutto
Il primo contatto con le persone anziane, avvenuto maggiormente per via telefonica, ha rappresentato una fase particolarmente delicata e complessa della nostra ricerca. La mancanza di un’interazione faccia a faccia, in aggiunta allo smarrimento dovuto alle fasi iniziali della pandemia, ci ha costretto a fare i conti con la reticenza, il sospetto e la paura di molte delle persone contattate. Per superare questi ostacoli abbiamo anzitutto fatto leva sull’attività di pubblicizzazione svolta durante la fase del reclutamento (e quindi sulla possibilità di trovare informazioni sul nostro studio sui quotidiani locali, sulle bacheche comunali e contattando alcuni esponenti della comunità). In secondo luogo, la fase iniziale di negoziazione con le persone intervistate è stata cruciale: attraverso l’adozione di un atteggiamento rassicurante e professionale, l’intervistatrice ha fornito tutte le informazioni richieste al fine di agevolare la partecipazione alla ricerca. La modalità di somministrazione dell’intervista (la video-chiamata) ha costituito un’ulteriore difficoltà, a causa della scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie di alcune delle persone anziane. Anche in questo caso, siamo stati in grado di superare tali difficoltà sviluppando un protocollo non invasivo, volto a valutare le competenze digitali soggettive e a consentire a ciascun/a partecipante di attivare in modo autonomo le proprie risorse (ad esempio, le reti sociali) al fine di imparare ad utilizzare specifiche applicazioni di video-chiamata. In alcuni casi, l’intervistatrice stessa ha fornito assistenza rispetto al funzionamento delle applicazioni (ad esempio, Whatsapp) che sarebbero state utilizzate durante l’intervista.
L’intervista: quel volto che fa la differenza
Molte delle persone anziane sono parse tese e piuttosto preoccupate durante la fase del primo contatto. Durante l’intervista, invece, la visualizzazione del volto dell’intervistatrice sul monitor del dispositivo ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta per la nostra ricerca. “Vedere” l’intervistatrice ha infatti permesso di instaurare un rapporto fiduciario con le persone intervistate, rapporto che ha poi agevolato la narrazione di sé, dei loro vissuti ed esperienze. In questa fase, le difficoltà che abbiamo incontrato sono state principalmente due: la stabilità della connessione Internet e la gestione delle reazioni emotive. In merito a questo punto, alcune tematiche affrontate durante l’intervista hanno fatto rivivere esperienze emotivamente intense e/o eventi traumatici. Nei casi più blandi, alla fine dell’intervista abbiano ricordato agli intervistati/alle intervistate i numeri verdi di assistenza psicologica riportati nell’informativa dello studio. Nei casi più intensi, è stato inoltre necessario intervenire immediatamente, spostando prontamente il focus dell’intervista o, eventualmente, proponendo una pausa per dare modo alla persona intervistata di calmarsi prima di proseguire (ribadiamo che anche in questi casi abbiamo ricordato i numeri verdi dell’assistenza psicologica).
In sintesi: è possibile condurre ricerche qualitative da remoto con la popolazione anziana
In letteratura mancano linee guida su come condurre ricerche qualitative con la popolazione anziana durante i disastri biologici. Al fine di indagare le conseguenze della pandemia da COVID-19 sugli over 65 abbiamo realizzato l’indagine longitudinale La qualità della vita degli anziani durante il Covid-19, indagine che è stata condotta interamente da remoto. Sulla base della nostra esperienza riteniamo che, con un’intensa attività di pubblicizzazione dello studio presso la comunità locale, il pieno coinvolgimento delle associazioni operanti sul territorio e un protocollo personalizzato volto a valutare le competenze digitali degli anziani, sia possibile condurre ricerche qualitative da remoto con la popolazione anziana.
Melis G., Sala E., Zaccaria D., 2021. Remote recruiting and video-interviewing older people: a research note on a qualitative case study carried out in the first Covid-19 Red Zone in Europe. International Journal of Social Research Methodology.