“La scuola che verrà”: un esercizio di riflessione per immaginare la scuola post-pandemica

di Anna Milione.

Quale futuro attende l’educazione e la scuola pubblica italiana? La pandemia COVID-19 ha scosso profondamente tutte le istituzioni scolastiche e formative, ne ha messo a nudo i punti nevralgici,  i limiti strutturali e le profonde disuguaglianze che le abitano, aggravando i rischi di marginalità e esclusione connessi alla transizione digitale. Nel dibattito sulle conseguenze comportate dalle misure di lockdown e sugli scenari futuri della scuola emergono diverse visioni che guardano alla crisi attuale come a un’opportunità di apprendimento “trasformativo” (Mezirow 1991) in cui promuovere il cambiamento degli assetti organizzativi e didattici che da tempo si auspica nel sistema educativo. Si può dire che nella forzata interruzione dell’attività ordinaria indotta dalla crisi sanitaria, le scuole abbiano fronteggiato un “gigantesco compito di realtà” (Lorenzoni 2020) in cui rimettere in discussione se stesse, riflettere sulla relazione insegnamento-apprendimento e sui diversi pubblici che essa coinvolge, sui paradigmi pedagogici, le metodologie e gli strumenti da mettere in campo per riprogettare le attività didattiche ai fini del miglioramento e dell’inclusività. Certo servono risorse finanziarie e in tal senso il PNRR rappresenta una straordinaria occasione di investimento sul futuro, ma, soprattutto, serve una capacità di immaginazione di nuovi scenari istituzionali, uno sforzo individuale e collettivo per mettere in moto e impiegare al meglio queste risorse.

In questa linea l’indagine “La scuola che verrà”, maturata nell’ambito del progetto L@BED del CNR-IRPPS e del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli “Federico II” su digitalizzazione ed educazione di cui è stato pubblicato il 2 agosto scorso il report «Nel crepuscolo dell’ora di lezione. La “normalità” post pandemica nell’immaginario degli insegnanti, ha realizzato un percorso di ricerca con i docenti e i dirigenti delle “Piccole Scuole” della rete nazionale di INDIRE e i dirigenti dell’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici). L’indagine propone un esercizio di riflessione finalizzato ad immaginare gli assetti istituzionali della scuola nel nuovo scenario post-pandemico, similmente a quello proposto dal filosofo-sociologo francese Bruno Latour (2020) come opportunità per ripensare il presente e immaginare un nuovo modello di sviluppo e di società. 

L’indagine si è realizzata online, nella fase conclusiva del primo lockdown, tra la fine di maggio e il 14 settembre del 2020, e prefigura ulteriori approfondimenti in versione digitale oppure in presenza, in relazione alle possibilità che si daranno nella crisi sanitaria. 

Hanno partecipato alla ricerca perlopiù docenti (60%) in misura minore dirigenti (32%), prevalentemente di genere femminile che lavorano nelle regioni del Nord (50%) e del Sud (33%), in misura minore nelle regioni del Centro (11%). L’età è di 52 anni in media: più alta per i dirigenti (55 in media) più bassa per i docenti (50 anni in media). Si tratta di un campione non rappresentativo statisticamente che costituisce un gruppo “pilota” per esplorare il punto di vista dei primi ordini di scuola, ovvero dei docenti e dirigenti delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione.

Diversamente dalla letteratura sui futuri dell’educazione, promossa dalle organizzazioni intergovernative quali l’OCSE (2020) e l’UNESCO (2020) l’indagine ha avuto un taglio “botton-up”, ovvero ha sollecitato la produzione di visioni dal basso, raccogliendo il punto di vista, le idee e le proposte degli attori partecipanti alla ricerca.  La metodologia di raccolta dati ha indotto un processo di attivazione originale dei soggetti coinvolti. Raccogliendo la sollecitazione di Latour “a fare l’inventario annuale” per ripensare il mondo post-pandemico, si è chiesto ai dirigenti e ai docenti di immaginare come andrebbero riconfigurate le attività della scuola in vista del superamento della crisi pandemica, facendo un inventario delle attività “da abbandonare”, da “riprendere come prima”, da “sviluppare” o completamente “reinventare”. Lo strumento utilizzato, un questionario con prevalenza di domande aperte, ha consentito di sviluppare riflessioni e proposte articolate al di fuori di categorie e risposte preconfezionate.

L’analisi dei contenuti è stata realizzata in modo coordinato dal gruppo di ricerca INDIRE e CNR-IRPPS attraverso diverse sessioni di lavoro organizzate per sottogruppi e discussioni collettive. Le procedure di analisi qualitativa della “Grounded Theory” (Tarozzi 2008) hanno consentito di estrapolare dai concetti espressi dai docenti e dai dirigenti le categorie concettuali che delineano le loro visioni e proposte relative allo scenario post-pandemico, nonché gli aspetti più ricorrenti in relazione alla frequenza con la quale sono stati richiamati.  

I risultati emergenti descrivono uno spazio semantico e propositivo elaborato nella prima ondata della pandemia, in un momento in cui non c’era ancora consapevolezza della gravità della situazione e si immaginava la possibilità di un imminente ritorno alla normalità, con la riapertura delle scuole. Questa impressione probabilmente ha condizionato l’esercizio proiettivo, che lascia emergere una visione sfuocata, definita dai ricercatori “crepuscolare”, nel senso di non nettamente delineata, per indicare la sua scarsa nitidezza, con alcuni elementi chiari e altri appena percepibili. Non si sviluppano immagini complete, prevalgono le sfumature di significato, soprattutto, non si delinea il “come reinventare” gli assetti tradizionali della scuola. Ciononostante, l’analisi offre interessanti spunti di riflessione per il dibattito contemporaneo sui processi di trasformazione della scuola, che richiamiamo brevemente.

Le risposte di coloro che non vorrebbero sospendere alcuna attività pre-pandemica e l’attaccamento alla forma scolastica in presenza sembrano avere un peso rilevante, al tempo stesso, in relazione alle esperienze della didattica a distanza realizzate nel lockdown, emergono diverse indicazioni per trasformare la scuola che nello scenario post-pandemico auspicano il cambiamento.

Tali indicazioni convergono prevalentemente sulla necessità di superare la forma della “lezione frontale” tipica del modello trasmissivo e disciplinare della scuola tradizionale. I focus principali su cui si concentra la riflessione, sono le metodologie didattiche, le opportunità offerte dall’integrazione delle tecnologie digitali, lo spazio e il tempo della scuola.

La riflessione relativa alle metodologie didattiche è molto ricca e si concentra, in particolare, sulle “attività laboratoriali”. Seppure non chiaramente definita e, con diverse sfumature di significato, l’idea di laboratorio emergente manifesta una prospettiva pedagogica attiva che con modalità diverse favorirebbe l’apprendimento dei discenti, stimolandone la motivazione e la creatività, in particolare, richiama l’uso di approcci cooperativi e per piccoli gruppi. 

La questione delle metodologie si collega fortemente a quella dell’integrazione delle tecnologie digitali da non considerare in contrapposizione alla didattica in presenza nelle modalità di insegnamento. Per un gruppo corposo di risposte la reinvenzione delle attività si realizzerebbe attraverso un uso più consapevole degli strumenti digitali, per applicare metodologie innovative nella didattica in aula (quali la flipped classroom) e esplorare nuove modalità di insegnamento nella didattica a distanza.  Le tecnologie digitali possono migliorare gli apprendimenti e agevolare la loro personalizzazione, favorire la centralità dello studente attraverso il suo coinvolgimento attivo nella didattica, ampliare i confini spaziali e temporali della scuola. 

Molte indicazioni convergono nel ridisegnare lo spazio e il tempo della scuola. Emerge la necessità di ripensare il “setting d’aula”, a partire dalle esigenze imposte dal distanziamento fisico, ma anche per valorizzare le opportunità educative offerte dalle attività svolte negli spazi esterni (outdoor education). Questo aspetto palesa la domanda di incremento dell’edilizia scolastica, date le forti carenze strutturali, e di una maggiore disponibilità di spazi extrascolastici da destinare ad attività educativa sviluppando forme di collaborazione con i diversi attori del territorio. Anche il tempo scuola assume un ruolo fondamentale nei processi educativi, in proposito si richiama una maggiore flessibilità dei tempi, la necessità di incrementare il tempo pieno per contrastare la povertà educativa e di modificare l’organizzazione oraria dei docenti. 

Per quanto concerne i contenuti diverse indicazioni suggeriscono il rafforzamento di alcuni ambiti del curricolo che riguardano la corporeità e le competenze espressive. In alcuni casi si esprime la preoccupazione di recuperare la dimensione della compresenza fisica quale condizione imprescindibile della relazione educativa che è stata forzatamente impedita nella didattica a distanza e dalle misure di distanziamento fisico, in altri casi si sottolinea più esplicitamente il ruolo e il valore del corpo nei processi di apprendimento. Più in generale, per sviluppare maggiormente le competenze espressive si evidenzia la necessità di consolidare i percorsi di educazione motoria e dedicare una specifica attenzione nei curricoli scolastici alle discipline del teatro, della musica e della danza. 

Sul versante organizzativo si delinea in maniera più chiara il suggerimento di rivedere le modalità del lavoro dei docenti per quanto concerne le attività collegiali. In tal caso l’uso dei dispositivi digitali sembra essere stato maggiormente apprezzato e lascia intravedere la possibilità di continuare ad assicurare forme di coordinamento dei processi lavorativi a distanza attraverso le video conferenze.    

In definitiva, le indicazioni su cui ci siamo brevemente soffermati sembrano delineare uno scenario post-pandemico decisamente in contro tendenza rispetto alle politiche scolastiche delle ultime decadi: si prospetta una nuova forma scolare che restituisce centralità alla relazione educativa attraverso il ridimensionamento del numero di studenti per classe, un organico dei docenti più copioso e stabile, spazi educativi adeguati che valorizzino le risorse del territorio, pedagogie attive che integrino le tecnologie digitali. 

Il rapporto di ricerca «Nel crepuscolo dell’ora di lezione. La “normalità” post-pandemica nell’immaginario degli insegnanti» è liberamente visibile e scaricabile online.

Bibliografia

Latour, B. (2020), “Imaginer les gestes-barrières contre le retour à la production d’avant-crise. AOC. Retrieved from  

Lorenzoni, F. (2020) “Restare accanto agli studenti è la prima sfida per la scuola”, Internazionale, 2020

Mezirow, J. (2003) Apprendimento e trasformazione. Il significato dell’esperienza e il valore della riflessione nell’apprendimento degli adulti, trad. it., Milano: Raffaello Cortina.

OECD. (2020). Scenarios: A user guide.

Tarozzi, M. (2008) Che cos’è la Grounded Theory. Roma: Carocci.

UNESCO (2020). Futures of Education – 9 ideas for public action.

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